In sociologia per patriarcato si intende un sistema sociale in cui gli uomini detengono principalmente il potere predominando come leadership politica, autorità morale, per privilegio sociale e controllo della proprietà privata.
Tutta la storia è storia del patriarcato.
Scienza, letteratura, filosofia, matematica, economia, politica… in ogni percorso la grande assente è la ‘donna’. Se ne trova traccia come feticcio, quota rosa, ancora e di nuovo espropriata e umiliata, o ancora peggio, in carriera.
‘Donna’ , ancella del focolare, spettatrice dell’impresa maschile’ o ‘donna forte’ che ricopre posti dirigenziali.
Siamo statx condizionatx a credere che gli uomini siano superiori alle donne, e piu in generale che alcune ‘categorie’ umane (–> vedi razzismo) abbiano qualità piu virtuose di altre.
Ma se oggi il rifuto di ogni binarismo apre e costringe alla ricerca di forme nuove di linguaggio per esprimere i rapporti di forza e oppressione, siamo tenutx, nella lotta al patriarcato, a considerare formule che non offrano ‘assist linguistici’ al discorso biologicista e alla filosofia della differenza di genere.
Ma veniamo alle riflessioni che stanno muovendo questo scritto:
Molta letteratura ‘femminista’ si esprime in una compenetrazione di privato e politico, in grado di conservare, accanto ad analisi e riflessioni, un’autenticità, un pàthos e un’umanità, che la saggistica e la pretesa scientificità/oggettività maschile-patriarcale nemmeno sfiora.
Nei gruppi femministi fu con la pratica dell’autocoscienza che si cercò di avviare un processo di liberazione per riappropriarsi di un sapere personale considerato perso.
Il centro del discorso politico diventò la scoperta di sé in quanto soggettività, con specifici bisogni e desideri.
Si misero in discussione i ruoli sociali e sessuali imposti, si “prese parola” sul proprio corpo, si scoprì il proprio sè in relazione all’altrx, nella condivisione di competenze, vissuti ed informazioni, nella fiducia, mettendo in campo un’autenticità nelle relazioni e nei discorsi all’interno dei collettivi che si sentiva soffocata in altri altri contesti.
In molta letteratura ‘femminista’ vediamo come siano dichiarati il punto di vista e le coordinate di chi scrive, il posizionamento; accanto ad analisi e riflessioni emergono testimonianze che richiedono una ‘sintonizzazione emotiva’ oltre che razionale, quindi una partecipazione personale. Leggendo si è immediatamente informatx della ‘parzialità’/soggettività dell’analisi, per cui la verità non è data ma è chi legge/ascolta ad auto-interrograsi a sua volta, esprimendo così un’altra forma di intendere i rapporti e le relazioni con l’altrx, e la relazione con il sapere e il ‘vero’.
Qualcosa di molto diverso dallo sguardo ‘maschile/scientifico’ sul mondo che oggi ha condotto alla società dell’algoritmo, della prestazione e dell’alienazione.
Con il concetto di fallogocentrismo Luce Irigaray mostrava come la centralità del logos, quindi della razionalità discorsiva nella tradizione culturale occidentale, sia in realtà marcata e originata dal fallocentrismo originario della civiltà che questa cultura esprime.
Fallogocentrismo è il privilegio del maschile ( fallo ) nella costruzione del significato.
Su questa ‘centralità fallogocentrica’ si soffermò anche Derrida, che ricondusse il tema della differenza sessuale al rapporto della filosofia con la verità.
Per Derrida è proprio l’ignoranza dell’alterità in quanto tale, di cui è espressione anche la differenza di genere e che è intrinseca alla razionalità fin dal suo stesso fondamento, ad aver precluso ai filosofi l’accesso alla verità, come una sorta di ‘effetto di castrazione’, per cui proprio la pretesa di ridurre la verità a oggetto presente, la tentazione di esaurirla in una qualsivoglia definizione, spinge inesorabilmente la verità stessa a una sorta di rimozione.
Secondo questo concetto filosofico solo un pensiero della differenza realmente radicale, capace cioè di mantenere in sé stesso l’alterità scongiurando tentazioni identitarie (foss’anche di identità di genere), può dunque realizzare il superamento del fallogocentrismo e un’effettiva liberazione.